Milano, 08/11/2008
Relazione del presidente Freri al Giubileo
Signori Presidenti, autorità, signore, signori, cari amici e colleghi,
è per me un grande onore porgerVi un caldo saluto di benvenuto ed un cordiale ringraziamento per aver accettato il nostro invito di celebrare insieme a noi un anniversario che rappresenta per la nostra categoria un traguardo significativo d’impegno civile e sociale.
Quando abbiamo pensato nel Febbraio scorso a questa celebrazione non potevamo neppure immaginare che il mese di Novembre 2008 sarebbe diventato un crocevia della storia economica e non solo, dove l’enormità degli avvenimenti che si incrociano rischiano di far passare inosservata la nostra piccola storia.
Una storia che, però, per noi che l’abbiamo vissuta e per chi ne è stato protagonista, ha la dimensione della grande storia. Una storia fatta di una costante dedizione verso l’altro, una storia capace di guardare più al futuro che al presente e che siamo orgogliosi di raccontare con il linguaggio di chi comprende i nostri valori.
Non potevamo certo immaginare, nel febbraio scorso, che nell’autunno del 2008 ci saremmo trovati nel bel mezzo di una crisi finanziaria di portata globale, fonte di incertezza per il destino di milioni di imprese e di miliardi di uomini, ai quali si prospetta un futuro carico di difficoltà e di timori.
Non potevamo neppure immaginare quale sarebbero state le misure da mettere in atto per arginare il devastante effetto della crisi e neppure se avremmo potuto disporre delle risorse necessarie per fronteggiare le difficoltà insorgenti, privando l’economia reale, già afflitta da un asfittico grado di sviluppo, delle necessarie provvidenze per il suo rilancio.
La crisi finanziaria, quindi, si inserisce con la sua forza travolgente in un contesto economico già in difficoltà, dove la crescita era al livello dello zero virgola percentuale già nell’anno 2007 e che rappresentava un segnale di allarme di forte recessione anche nell’anno 2008.
Dobbiamo riconoscere che, sia pure con qualche ritardo ampiamente giustificato dall’originalità e dalla dimensione del fenomeno, i governi delle principali economie occidentali si sono mossi con incisività e determinazione per porre rimedio alla voragine che si era aperta nei conti di importanti istituzioni finanziarie internazionali.
Quasi certamente le misure adottate risultano insufficienti e ci dovremo attendere nuove e certamente non indolori decisioni su questa materia.
Non sappiamo ancora se gli argini terranno, ma di una cosa siamo certi: che nessuno di noi, nessun imprenditore cioè, nessun operatore economico, a qualunque settore appartenga, può sottrarsi responsabilmente a dare il proprio contributo per risanare la situazione.
I conti con chi porta la responsabilità di questa situazione saranno affidati al giudizio politico o tecnico di competenza. Oggi è importante recuperare i valori della nostra civiltà economica e dare senso etico ai nostri comportamenti, ma soprattutto riscrivere le regole di tutela del risparmio e di garanzia e trasparenza nella destinazione degli investimenti; insomma, meno agenzie di “rating” ma più autorità di controllo.
L’uscita da questa situazione di crisi si avrà se si stabilirà fra tutti gli imprenditori, fra tutti i lavoratori e, fra questi e le istituzioni, una catena di solidarietà dove saranno bandite le furberie e dove ognuno dovrà svolgere il proprio compito: allo Stato e alle istituzioni definire le regole, agli imprenditori a ai lavoratori perseguire l’obiettivo di creare ricchezza, ai cittadini il loro desiderio di coltivare il benessere e perseguire i loro sogni di felicità.
Il settore delle costruzioni per la sua rilevanza sul sistema economico ed infrastrutturale, per l’impatto che esso esercita nella qualità della vita delle persone, è quello che più di tutti può dare un contributo in questa direzione.
Abbiamo l’occasione storica di dimostrare di avere le carte in regola per giocare un ruolo da protagonisti.
Tuttavia, ci sono delle condizioni imprescindibili che rappresentano la piattaforma da cui partire per costruire il nostro impegno.
In particolare, per quanto riguarda il settore distributivo occorre scrollarsi di dosso i pregiudizi derivanti dall’assenza di cultura economica, che attribuiscono al commercio un ruolo improduttivo, parassitario e, ancor peggio, di evasori fiscali.
Ancora ai nostri giorni succede spesso di leggere sui giornali quotidiani e periodici o di ascoltare dai mezzi radiotelevisivi dei veri e propri atti di accusa nei confronti di una categoria che contribuisce alla produzione di ricchezza per il 40% del PIL e dà lavoro e prosperità a milioni di persone.
E’ ora di richiedere a chiare lettere ai rettori delle università, ai professori ed a chi si occupa dell’educazione economica e sociale dei cittadini, che l’economia dei servizi svolge il proprio ruolo attivo e dà il proprio contributo alla crescita economica e sociale del Paese e merita di essere considerata per la sua essenziale funzione produttiva alla stregua degli altri settori economici.
E’ bene ricordare, perciò, che le aziende commerciali e dei servizi sono delle vere e proprie aziende di produzione che consentono ed agevolano il flusso dei beni dal luogo di produzione ai luoghi dove esistono i loro destinatari di consumo e d’uso, producono servizi utili ai processi di trasformazione della materia in prodotti finiti, creano e distribuiscono ricchezza pari a quelle appartenenti al settore primario e secondario.
Queste osservazioni non sarebbero neppure necessarie e neppure sarebbe stato opportuno inserirlo come momento topico di questa manifestazione, se questo diffuso pregiudizio non impattasse negativamente sulle condizioni ambientali che determinano le scelte imprenditoriali nell’ambito della filiera delle costruzioni.
Noi siamo convinti che la ricerca curata dal prof. Sabbadin e dai suoi collaboratori, nonché il progetto del nostro Centro Servizi Promozione Commercio Materiali Edili (Sercomated), offriranno in questo senso un contributo decisivo per la caduta di un pregiudizio culturale che ostacola lo sviluppo delle imprese del nostro comparto.
La caduta di queste barriere aprirà la strada all’apporto creativo in termini di innovazione e farà emergere il ruolo funzionale della distribuzione nel processo di trasformazione.
Le nuove frontiere dell’economia trovano in tutte le componenti della filiera delle costruzioni il loro naturale alleato nell’introduzione di nuovi materiali ecocompatibili, per le energie rinnovabili e per favorire il risparmio energetico.
La rete distributiva costituita dall’insieme dei distributori italiani di materiali da costruzioni è pronta a farsi carico dei vecchi e nuovi problemi della produzione edilizia, a condizione che le istituzioni definiscano regole chiare e praticabili ma, soprattutto, ambiti di trasparenza e di controlli di assoluta efficacia. A tale riguardo la certificazione energetica deve ritrovare la forza cogente della legge per esplicare appieno la sua efficacia.
E’ nota la debolezza strutturale e la tipica sottocapitalizzazione delle piccole e medie imprese italiane.
Il deficit di capitalizzazione viene generalmente colmato con il ricorso al sistema finanziario e creditizio, il quale oggi sta attraversando le gravi difficoltà che abbiamo tratteggiato nella prima parte. Difficoltà che alimentano i timori di un arresto dei flussi creditizi al sistema delle imprese.
Non solo, ma il costo del denaro ha già prodotto una frenata della domanda di mutui, che notoriamente rappresenta il principale motore degli investimenti in edilizia.
Bisognerà agire da parte di chi è investito di questa responsabilità, governo da un lato e sistema bancario dall’altro, con misura e competenza per evitare che alle imprese venga a mancare questo fondamentale supporto al proprio funzionamento.
Il fondo di garanzia al credito delle piccole e medie imprese che il governo si accinge a potenziare va nella giusta direzione, ma non basta.
Il credito, tutto il credito, compreso quello che i rivenditori concedono ai loro clienti deve godere delle tutele giuridiche adeguate.
Non vorremmo che ci fosse il credito di serie “A”, quello delle banche, che giustamente deve essere assistito dalle garanzie tecniche opportune, e quello di serie “B” concesso dalle imprese di distribuzione ai loro clienti, che viene garantito solo dalla buona volontà dei debitori.
Giace da tempo in Parlamento una proposta di legge promossa dalla nostra Federazione che risolverebbe questo problema e, insieme ad esso numerosi altri, collegato con le evidenze contabili e le emersioni di fiscalità e di lavoro sommerso.
Ci auguriamo che prima o poi qualche parlamentare volenteroso prenda a cuore questo “dossier” e ci aiuti a risolvere questo problema i cui benefici avrebbero ricadute positive sull’intero sistema economico.
Neppure ci sottrarremo alle nostre responsabilità di migliorare l’efficienza organizzativa del sistema delle costruzioni, rafforzando la struttura delle imprese ed ampliando la dimensione.
Ma anche in questo ci attendiamo dal governo interventi normativi mirati a rafforzare i raggruppamenti di impresa, a prescindere dalle forme giuridiche con cui vengono attuate mediante interventi di fiscalità agevolata, ma anche e soprattutto, la semplificazione delle regole e delle procedure, così come pure semplificazione delle regole e delle procedure sollecitiamo per la realizzazione di un sistema logistico e dei trasporti, che obbedisca alla necessità di razionalità e modernità della struttura produttiva del Paese.
Nelle aree urbane si moltiplicano le limitazioni ed i divieti che ostacolano la funzionalità delle forniture dei materiali da costruzione con impatti significativi nell’economia delle imprese; anche qui occorrerà concordare interventi di semplificazione e di razionalità che accrescono l’efficienza delle aziende del nostro settore.
La presenza a questa manifestazione, quindi, oltre che una chiara prova di fedeltà al sistema associativo che si rende promotore e garante della generazione delle condizioni ambientali necessarie alla crescita e allo sviluppo delle imprese, ci obbliga ad ampliare il nostro impegno ed assumerci le responsabilità sociali che competono ad ogni imprenditore.
Noi siamo certi che tutti usciremo da questa esperienza arricchiti non solo della conoscenza che ci viene trasmessa da chi per il proprio ruolo di responsabilità istituzionale e accademica è preposto a tale compito, ma anche con la rinnovata volontà di dare vigore alle nostre associazioni territoriali, luogo del dialogo e di promozione degli interessi nostri e dell’intera comunità nella quale operiamo.
Solo con esse e con il sostegno della nostra confederazione riusciremo a dare vigore alle nostre imprese ed essere rispettati nella nostra funzione imprenditoriale.
25 anni di solidarietà associativa sono serviti a dare un’identità di categoria sulla quale vogliamo non solo dare un contributo importante alla filiera delle costruzioni, ma lanciare una nuova sfida verso un nuovo progresso economico e sociale del nostro Paese.
Ringrazio di nuovo tutti e Vi auguro buon lavoro.
GIUSEPPE FRERI
è per me un grande onore porgerVi un caldo saluto di benvenuto ed un cordiale ringraziamento per aver accettato il nostro invito di celebrare insieme a noi un anniversario che rappresenta per la nostra categoria un traguardo significativo d’impegno civile e sociale.
Quando abbiamo pensato nel Febbraio scorso a questa celebrazione non potevamo neppure immaginare che il mese di Novembre 2008 sarebbe diventato un crocevia della storia economica e non solo, dove l’enormità degli avvenimenti che si incrociano rischiano di far passare inosservata la nostra piccola storia.
Una storia che, però, per noi che l’abbiamo vissuta e per chi ne è stato protagonista, ha la dimensione della grande storia. Una storia fatta di una costante dedizione verso l’altro, una storia capace di guardare più al futuro che al presente e che siamo orgogliosi di raccontare con il linguaggio di chi comprende i nostri valori.
Non potevamo certo immaginare, nel febbraio scorso, che nell’autunno del 2008 ci saremmo trovati nel bel mezzo di una crisi finanziaria di portata globale, fonte di incertezza per il destino di milioni di imprese e di miliardi di uomini, ai quali si prospetta un futuro carico di difficoltà e di timori.
Non potevamo neppure immaginare quale sarebbero state le misure da mettere in atto per arginare il devastante effetto della crisi e neppure se avremmo potuto disporre delle risorse necessarie per fronteggiare le difficoltà insorgenti, privando l’economia reale, già afflitta da un asfittico grado di sviluppo, delle necessarie provvidenze per il suo rilancio.
La crisi finanziaria, quindi, si inserisce con la sua forza travolgente in un contesto economico già in difficoltà, dove la crescita era al livello dello zero virgola percentuale già nell’anno 2007 e che rappresentava un segnale di allarme di forte recessione anche nell’anno 2008.
Dobbiamo riconoscere che, sia pure con qualche ritardo ampiamente giustificato dall’originalità e dalla dimensione del fenomeno, i governi delle principali economie occidentali si sono mossi con incisività e determinazione per porre rimedio alla voragine che si era aperta nei conti di importanti istituzioni finanziarie internazionali.
Quasi certamente le misure adottate risultano insufficienti e ci dovremo attendere nuove e certamente non indolori decisioni su questa materia.
Non sappiamo ancora se gli argini terranno, ma di una cosa siamo certi: che nessuno di noi, nessun imprenditore cioè, nessun operatore economico, a qualunque settore appartenga, può sottrarsi responsabilmente a dare il proprio contributo per risanare la situazione.
I conti con chi porta la responsabilità di questa situazione saranno affidati al giudizio politico o tecnico di competenza. Oggi è importante recuperare i valori della nostra civiltà economica e dare senso etico ai nostri comportamenti, ma soprattutto riscrivere le regole di tutela del risparmio e di garanzia e trasparenza nella destinazione degli investimenti; insomma, meno agenzie di “rating” ma più autorità di controllo.
L’uscita da questa situazione di crisi si avrà se si stabilirà fra tutti gli imprenditori, fra tutti i lavoratori e, fra questi e le istituzioni, una catena di solidarietà dove saranno bandite le furberie e dove ognuno dovrà svolgere il proprio compito: allo Stato e alle istituzioni definire le regole, agli imprenditori a ai lavoratori perseguire l’obiettivo di creare ricchezza, ai cittadini il loro desiderio di coltivare il benessere e perseguire i loro sogni di felicità.
Il settore delle costruzioni per la sua rilevanza sul sistema economico ed infrastrutturale, per l’impatto che esso esercita nella qualità della vita delle persone, è quello che più di tutti può dare un contributo in questa direzione.
Abbiamo l’occasione storica di dimostrare di avere le carte in regola per giocare un ruolo da protagonisti.
Tuttavia, ci sono delle condizioni imprescindibili che rappresentano la piattaforma da cui partire per costruire il nostro impegno.
In particolare, per quanto riguarda il settore distributivo occorre scrollarsi di dosso i pregiudizi derivanti dall’assenza di cultura economica, che attribuiscono al commercio un ruolo improduttivo, parassitario e, ancor peggio, di evasori fiscali.
Ancora ai nostri giorni succede spesso di leggere sui giornali quotidiani e periodici o di ascoltare dai mezzi radiotelevisivi dei veri e propri atti di accusa nei confronti di una categoria che contribuisce alla produzione di ricchezza per il 40% del PIL e dà lavoro e prosperità a milioni di persone.
E’ ora di richiedere a chiare lettere ai rettori delle università, ai professori ed a chi si occupa dell’educazione economica e sociale dei cittadini, che l’economia dei servizi svolge il proprio ruolo attivo e dà il proprio contributo alla crescita economica e sociale del Paese e merita di essere considerata per la sua essenziale funzione produttiva alla stregua degli altri settori economici.
E’ bene ricordare, perciò, che le aziende commerciali e dei servizi sono delle vere e proprie aziende di produzione che consentono ed agevolano il flusso dei beni dal luogo di produzione ai luoghi dove esistono i loro destinatari di consumo e d’uso, producono servizi utili ai processi di trasformazione della materia in prodotti finiti, creano e distribuiscono ricchezza pari a quelle appartenenti al settore primario e secondario.
Queste osservazioni non sarebbero neppure necessarie e neppure sarebbe stato opportuno inserirlo come momento topico di questa manifestazione, se questo diffuso pregiudizio non impattasse negativamente sulle condizioni ambientali che determinano le scelte imprenditoriali nell’ambito della filiera delle costruzioni.
Noi siamo convinti che la ricerca curata dal prof. Sabbadin e dai suoi collaboratori, nonché il progetto del nostro Centro Servizi Promozione Commercio Materiali Edili (Sercomated), offriranno in questo senso un contributo decisivo per la caduta di un pregiudizio culturale che ostacola lo sviluppo delle imprese del nostro comparto.
La caduta di queste barriere aprirà la strada all’apporto creativo in termini di innovazione e farà emergere il ruolo funzionale della distribuzione nel processo di trasformazione.
Le nuove frontiere dell’economia trovano in tutte le componenti della filiera delle costruzioni il loro naturale alleato nell’introduzione di nuovi materiali ecocompatibili, per le energie rinnovabili e per favorire il risparmio energetico.
La rete distributiva costituita dall’insieme dei distributori italiani di materiali da costruzioni è pronta a farsi carico dei vecchi e nuovi problemi della produzione edilizia, a condizione che le istituzioni definiscano regole chiare e praticabili ma, soprattutto, ambiti di trasparenza e di controlli di assoluta efficacia. A tale riguardo la certificazione energetica deve ritrovare la forza cogente della legge per esplicare appieno la sua efficacia.
E’ nota la debolezza strutturale e la tipica sottocapitalizzazione delle piccole e medie imprese italiane.
Il deficit di capitalizzazione viene generalmente colmato con il ricorso al sistema finanziario e creditizio, il quale oggi sta attraversando le gravi difficoltà che abbiamo tratteggiato nella prima parte. Difficoltà che alimentano i timori di un arresto dei flussi creditizi al sistema delle imprese.
Non solo, ma il costo del denaro ha già prodotto una frenata della domanda di mutui, che notoriamente rappresenta il principale motore degli investimenti in edilizia.
Bisognerà agire da parte di chi è investito di questa responsabilità, governo da un lato e sistema bancario dall’altro, con misura e competenza per evitare che alle imprese venga a mancare questo fondamentale supporto al proprio funzionamento.
Il fondo di garanzia al credito delle piccole e medie imprese che il governo si accinge a potenziare va nella giusta direzione, ma non basta.
Il credito, tutto il credito, compreso quello che i rivenditori concedono ai loro clienti deve godere delle tutele giuridiche adeguate.
Non vorremmo che ci fosse il credito di serie “A”, quello delle banche, che giustamente deve essere assistito dalle garanzie tecniche opportune, e quello di serie “B” concesso dalle imprese di distribuzione ai loro clienti, che viene garantito solo dalla buona volontà dei debitori.
Giace da tempo in Parlamento una proposta di legge promossa dalla nostra Federazione che risolverebbe questo problema e, insieme ad esso numerosi altri, collegato con le evidenze contabili e le emersioni di fiscalità e di lavoro sommerso.
Ci auguriamo che prima o poi qualche parlamentare volenteroso prenda a cuore questo “dossier” e ci aiuti a risolvere questo problema i cui benefici avrebbero ricadute positive sull’intero sistema economico.
Neppure ci sottrarremo alle nostre responsabilità di migliorare l’efficienza organizzativa del sistema delle costruzioni, rafforzando la struttura delle imprese ed ampliando la dimensione.
Ma anche in questo ci attendiamo dal governo interventi normativi mirati a rafforzare i raggruppamenti di impresa, a prescindere dalle forme giuridiche con cui vengono attuate mediante interventi di fiscalità agevolata, ma anche e soprattutto, la semplificazione delle regole e delle procedure, così come pure semplificazione delle regole e delle procedure sollecitiamo per la realizzazione di un sistema logistico e dei trasporti, che obbedisca alla necessità di razionalità e modernità della struttura produttiva del Paese.
Nelle aree urbane si moltiplicano le limitazioni ed i divieti che ostacolano la funzionalità delle forniture dei materiali da costruzione con impatti significativi nell’economia delle imprese; anche qui occorrerà concordare interventi di semplificazione e di razionalità che accrescono l’efficienza delle aziende del nostro settore.
La presenza a questa manifestazione, quindi, oltre che una chiara prova di fedeltà al sistema associativo che si rende promotore e garante della generazione delle condizioni ambientali necessarie alla crescita e allo sviluppo delle imprese, ci obbliga ad ampliare il nostro impegno ed assumerci le responsabilità sociali che competono ad ogni imprenditore.
Noi siamo certi che tutti usciremo da questa esperienza arricchiti non solo della conoscenza che ci viene trasmessa da chi per il proprio ruolo di responsabilità istituzionale e accademica è preposto a tale compito, ma anche con la rinnovata volontà di dare vigore alle nostre associazioni territoriali, luogo del dialogo e di promozione degli interessi nostri e dell’intera comunità nella quale operiamo.
Solo con esse e con il sostegno della nostra confederazione riusciremo a dare vigore alle nostre imprese ed essere rispettati nella nostra funzione imprenditoriale.
25 anni di solidarietà associativa sono serviti a dare un’identità di categoria sulla quale vogliamo non solo dare un contributo importante alla filiera delle costruzioni, ma lanciare una nuova sfida verso un nuovo progresso economico e sociale del nostro Paese.
Ringrazio di nuovo tutti e Vi auguro buon lavoro.
GIUSEPPE FRERI